Domenica

Mi capita spesso di scrivere a un mio caro amico “Buona domenica”.

Ho passato quasi tutti gli anni dell’università a lavorare ogni domenica, calcolando che come suggerisce il nome sono lenta, da brava fuoricorso sono stati quasi sette gli anni in cui ho lavorato la domenica. Qualche volta dietro il bancone del bar mi portavo qualche appunto per ripassare, altre volte sognavo le cose bellissime che sarebbero successe dopo. E in effetti sono successe tante cose dopo, alcune molte belle in effetti.

La prima volta che ho scritto a Fabio, buona domenica, effettivamente era un augurio sincero. Mi ha preso in giro per qualche giorno o settimana per questo messaggio. Ora è diventato una specie di gioco tra noi, come dire un semplice “come stai? è un sacco che non ci vediamo e ci sentiamo!”.

Oggi, da adulta ancora qualche volta scrivo quel messaggino “buona domenica” e per destino o per scelta ho un’occupazione per la quale ogni tanto la domenica lavoro, e il giorno dopo non ho un esame, ma la scrivania che mi aspetta e le facce stanche dei miei colleghi. Buon lunedì Sole. E’ stata una domenica di merda, lo possiamo dire, lo è stata.

La domenica è quel giorno in cui, però, ho anche imparato a prendermi quel po’ di tempo per me, per sentirmi bella, per sentirmi tranquilla, per sentire la vita che mi accarezza o mi scompiglia la testa. E’ domenica. Retaggio di un’educazione cattolica forse, ma mi piace, e la prima domenica che ho avuto libera una vocina mi diceva “ce l’hai fatta!”.

Era proprio questo il giorno in cui, per caso, ti ho incontrato. Nella mia testa è stato quello il momento in cui ti ho incontrato veramente. Non c’è nulla di speciale nel scorrere una foto alla ricerca di un diversivo, perché si, in questi mesi ho cercato un diversivo. Ti ho conosciuto e ho pensato boh, non mi pare il caso. Quindi quella domenica avevo deciso di non soffermarmi troppo su di te, preferendo la velocità alla lentezza, e mi ero già fissata un altro appuntamento. E poco prima, ho incontrato te, per caso. Eccola la prima volta che ti ho incontrato veramente. A dire il vero, ho provato a far finta di non vederti, ma ci siamo visti, mi hai tenuto le mani salutandomi e ho sentito che avresti volute tenerle le mani, e mi è piaciuta quella sensazione.
Queste cose casuali, stupidamente hanno un effetto micidiale su di me. Purtroppo o per fortuna. Mi sento spesso stupida, per questo, ma alla fine stupida o patetica che io sia, sono così e un pochina di questa magia spero di tenermela dentro sempre, spero di non smettere mai di credere.

Eccomi seduta al bancone di un  bar a bere una birra, con questa persona, che mi fa i complimenti per la mia carnagione e che mi dice mille cose di cui sinceramente non mi interessa nulla. Riesco solo a pensare che ti ho incontrato casualmente. E sento che mi piaci, casualmente ho capito questo, di nuovo.

Ed è molto bello decidere di vedersi la sera stessa. Mi sono sempre chiesta se per te è stato lo stesso, ma ho deciso di tenermi la mia di versione della storia. E’ stato di domenica. Mi spiace sai aver complicato tutto, aver reso difficile una cosa che non lo era. Aver stretto troppo forte, come mi hai detto bene tu. Non avrei dovuto, ma soprattutto voluto,  delle volte le cose accadono, le guardiamo, proviamo a rimediare e non funziona. Ormai sono successe, e come casualmente le cose iniziano, poi finiscono.
Ed è in un’altra giornata così che scelgo dopo una mattinata di ansie, di prepararmi e mi guardo allo specchio e mi sembra di essere carina. Manca ancora una mezzora prima del tuo arrivo, snervanti ed emozionati quei 30 minuti in cui aspetti qualcuno. E decido di concedermi un momento di pace, da quando ti conosco lo faccio per la prima volta, mi siedo prendo un libro e inizio a leggere, i minuti passano veloci. E per fortuna mi sono presa questo tempo, era quello che mi serviva per affrontare la tua chiamata.

Ti capisco sai, se l’ansia che hai provato assomiglia anche solo di poco alla mia, ci credo che non sei riuscito a uscire di casa. E quindi va bene così. Vorrei essere sempre dolce e affettuosa, ma a volte non lo sono.

Ascolto il dispiacere che ora sento di non vedere più la persona dolce, carina e gentile che ho per pochissimo conosciuto. Mi spiace essere stata la solita cretina. Ormai è successo. Una piccola parte di me come sempre instancabilmente aspetta. La maggior parte di Sole, ha però capito che probabilmente sarà un’attesa inutile. Ancora prima di conoscerti, quando ancora eri un qualcuno dietro a un cellulare, mi avevi detto qualcosa sul fatto di “voltare pagina”. Delle volte è proprio uno sconosciuto a dirci quello che ci aiuterà, e qualche settimana dopo questo tuo messaggio ho deciso di voltare pagina, con qualche falla qua e là evidentemente. Ho preso la decisione di voltare pagina ed è quello che faccio ora.

Quindi la pagina questa mattina che è lunedì, l ho girata, tornerò indietro a rileggere e ogni volta troverò una piccola sfumatura diversa. Penserò a come e a cosa ho imparato.

Volto pagina, perché in ogni caso se ci incontreremo casualmente di nuovo, sarà un qualcosa di diverso. Per un po’ uscendo di casa mi guarderò attorno, forse ti rivedrò.

Ora punto e a capo.

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